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| No, Lucy...mi hai fraintesa. Se ho messo i netturbini di mezzo era solo per farti capire che un universitario è costretto a fare un lavoro non conforme ai suoi studi pur di riuscire a tirare avanti. Io ho lavorato in una pasticceria per 2 anni e mezzo, pulivo i forni a 270 gradi e mi riducevo come uno spazzacamino quando uscivo di lì. Non mi sono mai vergognata del carbone sulla faccia e dello zucchero dentro le unghie, neppure delle dita rovinate dall'acido dei pomodori. Mi vergognavo di quei 5 euro giornalieri...questo si. E non mi vergogno di dire che ho anche lavorato in una ditta tutto fare, dove mi cotringevano a salire sui camions e a controllare la merce anche se fuori faceva un freddo boia ed io ero circondata da gente sguaiata. Aspiravo ad altro eppure ho accettato perchè ne avevo bisogno. Tu hai usato il termine "Vendersi". Io parlo di compromesso. Si vende quella persona che per arrivare a raggiungere uno scopo accetta di finire sotto le lenzuola di un produttore (e mi pare che di casi ce ne siano abbastanza). Accettare un compromesso non vuol dire necessariamente finire tra le braccia di... Un attore può accettare di fare un film importante, con un cast illusorio, perchè l'attore per campare deve anche mostrarsi, far vedere agli altri ciò che è capace di fare. Ha bisogno di mandare messaggi al pubblico. Nel momento in cui si dice troppe volte la parola NO, si rischia la carriera e si rimette in gioco il futuro. Prima era diverso. C'era molta più ignoranza, nel senso che gli attori bravi erano presenti sulla scena perchè erano bravi. Oggi si sopravvive su una minigonna e due tette siliconate. Fino a quando gli italiani non prenderanno visione della realtà e continueranno a mangiare quelle patatine fritte servite con olio di cocco...nessuno potrà rifarsi la bocca con una bella parmigiana...(scusa se ti rubo la battuta, Sergio..) La stessa cosa vale per il lavoro. Se io lascio quei 5 euro, un altro ci va a posto mio. Dovremmo dire tutti NO per smuovere le cose.
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