| Intervista a RadioCorriereTV (n.48 - Anno81 - 14 Settembre 2012) Ho portato a Milano il mio cuore del Sud di Silvia Battazza
Come si è trovato nei panni del commissario che inventò la Mobile? Nella vita di un attore prima o poi arriva sempre un commissario…e il mio è stato proprio Nardone. Ma, a differenza degli altri commissari nati dalla fantasia di sceneggiatori o dalla penna di scrittori, il mio è realmente esistito. Quindi sulle spalle mi sono sentito una grande responsabilità anche perché Nardone è stato un vero e proprio mito degli anni Cinquanta. Non si poteva inventare troppo. C'era il rischio concreto di mettere in scena un personaggio che non corrispondesse alla realtà. Ed è andata bene. Sono molto soddisfatto del risultato perché, nonostante avessi poche informazioni, la mia interpretazione è piaciuta anche al figlio di Mario Nardone. è stata davvero una bella esperienza. Sin dal primo giorno di lavoro si è creato un gruppo molto affiatato e questo, sono certo, lo percepirà anche il pubblico da casa.
Come lo definirebbe? Un supereroe umano. Non superman, ma un superuomo. Un uomo del Sud, conservatore, reazionario, molto legato alla famiglia, a quei valori un po' antichi: il lavoro, la famiglia, la donna che deve stare a casa ad accudire i figli, a preparare manicaretti….
Nonostante questo suo bagaglio culturale, si è poi dimostrato un uomo aperto e molto moderno… Sì, e questo ci fa capire che quando le persone sono intelligenti alla fine hanno un'apertura mentale tale da consentire sempre all'intelligenza di avere il sopravvento. Tant'è vero che fu rimosso dal suo incarico alla Questura di Parma perché era uno che "rompeva le scatole" e lui, anche nella punizione, è riuscito a trovare un punto di forza. A Milano ha creato una squadra fortissima, "la Mobile" che poi ci ha invidiato tutto il mondo. È stato Nardone anche ad "inventare" il 777, quello che oggi è il 113. Ecco, tu chiami il numero e arriva la polizia, semplice, ma senza dubbio geniale, proprio com'era lui! Insomma, era un nuovo intelligente, creativo, caparbio e con lo sguardo sempre proteso al futuro!
Un personaggio che ha sfatato un sacco di stereotipi, compreso quello dell'uomo del Sud, un po' flemmatico e più propenso al riposo che al lavoro… Era un uomo davvero fuori dal comune, decisamente un portento sul lavoro. Non guardava mai l'orologio, si sentiva sempre in servizio…e a proposito di flemma e di stereotipi legati al Sud, credo sia solo un problema legato al clima. Al Sud c'è sempre il sole…e, se fa caldo, è ovvio che ritmi di vita e di lavoro siano diversi rispetto a quelli dei luoghi dove fa freddo. Immagino che la "voglia" di lavorare dove le temperature sono alte per gran parte del giorno sia naturalmente inferiore rispetto ai paesi freddi! Lei pensi ad esempio agli svedesi…che cosa possono fare se non lavorare!
Cosa le appartiene del carattere di Nardone? L'amore per la nostra terra. Lui era di Avellino, io sono di Napoli. Anch'io, come Nardone, cerco di portare la mia napoletanità in tutto ciò che faccio. Sono un "napoletano sfegatato", amo la mia città dal profondo. È straordinaria, bellissima, è la culla della civiltà, la culla vera della cultura a livello mondiale.
E' per questo motivo che ha aperto una pizzeria napoletana negli Stati Uniti? Non è proprio così. Diciamo che due anni fa ero a New York per aiutare degli amici ad aprire una pizzeria. Ho dato solo il mio contributo "creativo", ma la pizzeria non è mia.
Già, perché creativo lei lo è stato fin da piccolo. A soli 12 anni ha cominciato a scrivere racconti e attualmente ha al suo attivo tre libri… Tutto vero, scrivere è una delle mie passioni. I tre libri li ho realizzati insieme a mio fratello Dario. Sono tutti dedicati alla nostra città: due sono libri fotografici, mentre il terzo raccoglie le richieste di grazia più stravaganti dei napoletani.
La richiesta che più l'ha colpita? Ce ne sono davvero tante. Tutte divertenti, anche se poi nascondono una certa dose di drammaticità. Quella che mi è rimasta più impressa, proprio per questa tragicità nascosta è "ti prego fai uscire Giovanni dal comò". Quando l'ho sentita mi ha fatto molto ridere, poi mi hanno spiegato che Giovanni non era nel comò, ma in coma. Quindi capisci che c'è sempre un risvolto sociale molto forte, non sono battute banali come sembrano!
E la foto che più di ogni altra le sembra indicativa dello spirito della sua città? "Vendesi bare usate"…lo trovo uno scatto fantastico! E pensare che a Napoli dicono che non si faccia il riciclaggio della spazzatura! Si riusano anche le bare!
Anche la scelta della sua professione ha a che fare con la creatività insita nel suo dna partenopeo? Non avrei potuto amare nessun altro lavoro tanto quanto amo il mio. I miei genitori all'inizio non erano proprio entusiasti. Volevano che studiassi Legge. Io li ho accontentati, poi però contemporaneamente studiavo all'Accademia di Arte Drammatica. Ho seguito la mia strada. E, alla fine, la mia passione ha vinto su tutto e tutti.
Passa con disinvoltura da ruoli in costume a quelli contemporanei, dal genere drammatico alla commedia, da personaggi brillanti a ruoli negativi. Con quali vesti si sente più a suo agio? Io mi reputo, modestamente, più che un attore un artista e un artista non ha mai una forma ben definita. Certo, preferisco la commedia perché, come tengo a ribadire, è insita nella mia "napoletanità", dopo tutto vengo da una cultura di tragi-commedia, quella di De Filippo, di Massimo Troisi e Totò. Direi che la "conditio sine qua non" però non è il "genere", ma è la qualità.
Molti ruoli importanti e anche tanti premi. Cosa si augura per il futuro? Sono molto soddisfatto di come stanno procedendo le cose anche se non credo che siano i premi, i trofei a definire le capacità di una persona, di un attore. Certo, un premio fa sempre piacere, ma non può essere un gruppo ristretto di persone, che in un particolare momento ti giudicano, a stabilire veramente se sei bravo o no. Per quanto mi riguarda, i premi sono solo soprammobili che prendono polvere. Che cosa mi auguro per il futuro? Fare quello che amo, quello per cui sono nato. Divertirmi e far divertire gli altri attraverso il mio divertimento.
Questo per la professione. E nella vita privata? Mi auguro il meglio che ci si possa aspettare. Non so quale sia il meglio per me, ma aspetto con fiducia. Sono aperto a tutto. Non ho una donna ideale. Bionda, mora, verde, arancione… purchè sia intelligente e autoironica.
Quest'estate lei ha scritto su twitter "buon giorno a tutti gli ubriachi di bellezza". Qual è la bellezza che la inebria? Io sono sempre ubriaco di bellezza. I grandi pensatori, da Gandhi al Papa, hanno sempre sostenuto che la bellezza salverà il mondo. è vero. La bellezza va intesa come conservazione. Se tu vai in un posto bello, ci ritorni. Se tu vedi un posto pulito, sei meno portato a sporcarlo. Io sono un amante della bellezza in tutti i sensi: interiore ed esteriore.
Cosa invece non le piace. Cosa la fa arrabbiare? La stupidità. Attenzione, non che io non lo sia, ma è una cosa che proprio non sopporto.
In questi casi riesce ad essere clemente? Con gli altri, negli ultimi anni, lo sono diventato molto. Col tempo sono divenuto un buon conoscitore della natura umana e, come dice Paolo Sorrentino nel suo libro che ho letto ormai 25 volte, ho capito "che hanno tutti ragione". È proprio così, nel bene e nel male. Noi non siamo altro che il prodotto di quello che siamo stati da piccoli, delle informazioni che ci sono state date, dei luoghi in cui abbiamo vissuto e da come abbiamo vissuto, quindi "hanno tutti ragione"…
Per chiudere, mi tolga una curiosità. Nardone, a un certo punto della fiction, si lamenta del caffè fatto al Nord. Lei, che ha ribadito più volte di essere un napoletano verace, ci sveli finalmente l'arcano. Come si prepara un buon caffè? …Non le posso svelare tutti i segreti, altrimenti che segreti sarebbero? Comunque qualche piccola dritta ve la posso dare: prima di tutto conservare la miscela in frigorifero chiusa all'interno di un barattolo di latta. Poi, e questa è una mia accortezza, usare solo acqua minerale, intendo quella frizzante!
Allora ci proveremo
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