| IL MATTINO 01/04/2009
Curiosità Un’intercettazione con Gesù e lo scudetto fino al 3000 L’umorismo involontario dei desideri e delle grazie dei napoletani nella raccolta di Sergio e Dario Assisi
Napoletani, brava gente. Modesta e tuttavia incontentabile. Un popolo di individui «a egoismo limitato» come le loro conoscenze grammaticali, persone di gran cuore e altrettanto smisurata devozione verso sante e santi patroni, apostrofati come «soci collaboratori di tutta l’esistenza», dispensatori di grazie tanto agognate quanto (spesso) strampalate e improbabili. È il ritratto di una città che non finisce mai di stupire quello che emerge da un librino strappasorrisi di Sergio Assisi e Dario Assisi, dal titolo (lungo come i titoli di certi film di Lina Wertmüller) San Giuseppe, facci vincere lo scudetto fino al 3000 (e pure una decina di coppe internazionali): fresco di stampa (Mondadori, pagg. 216, euro 13), con testi curati da Domenico Raio, passa in rassegna attraverso alcuni temi portanti «le più divertenti richieste di grazia dei napoletani», raccolte tra foto e trascrizioni - nel filone de La Napoli di Bellavista di Luciano de Crescenzo - dal terzetto di autori. Trio composto da Sergio (attore), Dario (artista e designer) e Domenico (giornalista e scrittore), già collaudato in esperienze come S/pazza Napoli (Hoepli 2008), volumetto fotografico con 200 scatti «tutti da ridere». D’altronde, si sa, in tempi bui il riso (o il sorriso) può diventare un’ottima arma per esorcizzare tristezza e sconforto. Anche se l’umorismo è del tutto involontario, come nelle ingenue preghierine di anonimi semianalfabeti: «Ti chiedo l’intercettazione con Gesù» (intercessione di stringente attualità); «Oggi sono qui prostata ai tuoi piedi» (problemi ortografici o fisici?) e «Ti prego di allevare i miei dolori» o anche, più generosamente, in un afflato cosmico: «Io chiedo che il mondo sia allevato dalle sofferenze». Già: edicole votive religiose e laicissime, fioretti ed espiazioni sono pane quotidiano per il popolo del Paese di Cuccagna, al pari di povertà, disoccupazione, giochi e lotterie, tifo sportivo, droga, violenza, insicurezza presente e futura. Amore e salute, accanto alla famiglia, restano in pole position: «Ti chiedo l’immunità dalla sventura che mi perseguita, dovuta a Satana coltivato dai miei parenti» (parenti serpenti), chiede ad esempio uno a cui fa eco una in preda a un delirio di onnipotenza da maternità: «Desidero una grazia: di avere una gravidanza infinita». C’è l’automobilista che viaggia sicuro con il lunotto zeppo di santini e il camionista devoto (e aggiornato) che esibisce una gigantografia di Padre Pio con crocifisso in mano e la scritta: «I CAN, IO POSSO». C’è lo studente folgorato sulla via del filone («Sai, io non ti conoscevo, oggi grazie al fatto che ho fatto filone ti ho conosciuto») e quello pragmatico che implora: «Aiutami nel compito in classe e nel compito che ho sulla terra»; c’è il disoccupato speranzoso che dice «Tu che puoi tutto dammi un posto (non al cimitero)», quello previdente che chiede: «Fa’ che Assunta e Alfonso riescano a trovare un buon lavoro per il loro bimbo in arrivo» e quello pigro ma volenteroso che implora: «Fammi venire la voglia di lavorare». Tra avvertimenti «per cape toste» e un variegato campionario di desideri, sacro e profano si alternano così sino a mischiarsi, nel florilegio di testi e foto del libro. do.tro.
|