| Gazzetta del Sud 20/05/2009 Scaramanzie e suppliche dei napoletani «Caro San Gennaro la mia grazia porta ritardo» Marcello D'Orta
«Ho sentito in una chiesa la preghiera di un lazzarone: domandava a Dio di pregare san Gennaro di farlo vincere al lotto» (Alessandro Dumas padre). San Gennaro non è il solo patrono di Napoli, come crede la maggioranza degli italiani. In realtà i protettori della città sono sette: Gennaro, Agrippino, Agnello, Aspreno, Eusebio, Severo, Attanasio. Poi ce ne sono altri quarantaquattro "ausiliari". E così i napoletani si sono assicurati il più numeroso collegio di avvocati esercitanti il gratuito patrocinio in cielo. A questi santi i miei concittadini si rivolgono per chiedere grazie, e non solo a loro, anche alle (presunte) anime del Purgatorio, il cui culto si esercita "adottando" un teschio anonimo del Camposanto delle Fontanelle e degli ossari delle chiese sparse nel centro antico della città. I fratelli Sergio e Dario Assisi, napoletani doc, hanno avuto la bella idea di raccogliere, e quindi opportunamente selezionare, le richieste di grazie scritte nei libri di devozione, quei quadernoni che si trovano davanti alle statue o alle tombe di santi il cui culto è molto sentito (oltre a San Gennaro, San Giuseppe Moscati, Padre Pio, Sant'Antonio e altri). A Napoli ci sono più di quattrocento chiese aperte al pubblico, e figuratevi quanto materiale i germani Assisi hanno avuto a disposizione. Benché si trovino numerosi strafalcioni (del tipo: «Oggi sono qui prostata ai tuoi piedi»; «Ti prego di allevare i miei dolori») il libro non è uno "stupidario". Degli stupidari – sia detto per inciso – siamo stufi, anche perché è nostra opinione che la maggior parte sia falsa. "San Giuseppe, facci vincere lo scudetto fino al 3000" è un libro che certamente induce al sorriso (tant'è che è edito nella collana "Biblioteca Umoristica Mondadori"), e spesso anche alla risata, ma è anche un libro che coglie gli umori di un popolo nelle diverse circostanze della vita. E pertanto, anche un libro profondamente "serio". Le preghiere, le suppliche, le invocazioni, sono state raggruppate per temi, commentati da Domenico Raio, un giovane che conobbi molti anni fa, e che mi colpì per il suo eloquio intriso di ironia e humor britannico. Quali sono questi temi? Eccone alcuni: "Santa confidenza" (quella che i napoletani hanno coi santi), "La famiglia", "L'amore", "Il sesso", "La scuola", "Il lavoro". Per ciascuna sezione ci sono frasi ironiche, patetiche, drammatiche (una su tutte: «Fa' che io muoia al più presto»), comiche, commoventi. La ricerca è stata condotta da Sergio Assisi (popolare attore di fiction) e Dario Assisi (valente fotografo). Alle foto che colgono situazioni comiche, fa da cornice un altrettanto ironico commento. Ed ecco qualche preghiera tratta da quelle raccolte nel libro: «Desidero avere una gravidanza infinita»; «Tu che puoi tutto, dammi un posto (non al cimitero)»; «In questa città di Napoli siamo tutti malati di nervi perché c'è sempre traffico, aiutami tu»; «Ti chiedo con devozione di far star bene mia figlia per aver ingerito 900 lire, al più presto per fargliele uscire»; «Fammi dimagrire il culo, ti prego»; «Proteggi il mio tacchino»; «Fa' che io possa servire a qualcosa»; «Fai morire Carlo e dammi il posto»; «La mia grazia porta ritardo» «O Giuseppe non farmi più aspettare, muoviti e fammi la grazia». Altrimenti. Altrimenti dalle preghiere si può passare agli insulti e alle minacce. Come ben sa (da mille anni) San Gennaro.
p.s. Marcello D'Orta è l'autore del libro "Io speriamo che me la cavo", da cui poi venne tratto il film.
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