Ferdinando e Carolina, Due Cuori per una Corona

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Libraia, Scrittrice e Promoter Culturale

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PREMESSA
di
Lady Alexandra

Internet è una grande enciclopedia multimediale, un punto di riferimento per gli amanti del gossip e della cultura, un libro perennemente aggiornato, ricco d’informazioni, che si lascia sfogliare e spulciare da chiunque ne abbia voglia.
Una notte, mentre scorazzavo sul web cercando materiale su Ferdinando e Carolina mi si sono aperte le porte del Paradiso! Trame, recensioni, critiche: tutte le lingue del mondo avevano lasciato il loro contributo cartaceo su un film che personalmente considero “ la commedia-gioiello” della Wertmuller. Mi sono chiesta: perché limitarmi a riportare ciò che è stato scritto dagli altri? Io…che avevo visto la pellicola cinque, sei, sette volte di fila? Io che avevo riso come una matta, trascinata dall’irruenza di Ferdinando? Alla fine ho ceduto all’ispirazione ed eccomi qui…seduta alla mia scrivania.
Ferdinando il Re Lazzarone? Il Re Nasone…? Non è certo una figura maschile che trabocca di gentilezza, il classico buon partito a cui una donna affiderebbe la chiave del proprio cuore…un uomo a cui si può dedicare una poesia…eppure…come restare immuni davanti a quello sguardo? Come evitare lo scontro diretto con questo turbine di passione umana? Il Re di Napoli è lontano mille anni luce dall’eleganza del Barone di Conegliano…ma ha una sensualità tutta sua, un viso fresco, una pupilla malandrina, una risata che coinvolge.
Diciamocelo pure…Ferdinando ha il marchio di fabbrica di Sergio Assisi.
Tornando a me, spero che questo resoconto vi piaccia. Consideratelo un piccolo omaggio al film…un abbozzo del mio stato d’animo…un foglio di carta sul quale ho voluto lasciare le mie emozioni. A chi mi chiede pareri su Ferdinando e Carolina, io rispondo : “ [I]E’la pillola che garantisce il buon umore! Niente misture chimi-che…niente farmacie, niente intrugli aromatici! E’un prodotto naturale che agisce sul cervello umano, assicurando l’immediata guarigione dallo stress! Rimane inalterata a lungo perché non ha date di scadenza. Ah…! Prima che me ne dimentichi! Questa pillola non ha bisogno di ricette mediche, poiché và ingerita solo con l’impatto visivo!"”

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LA TRAMA
di
Lady Alexandra

Sono le ultime ore di vita per Ferdinando IV di Borbone.
Ha le guance pallide, il respiro alternato, la bocca che mugugna suoni incomprensibili. A palazzo si prega per la sorte del Re, si accendono candele votive nella sua stanza, si spargono incensi balsamici e ci si raccomanda ai monili di San Gennaro.
Peccato che le corna, gli effluvi e le orazioni servano a poco.
Anche nel dormiveglia, l’uomo fatica a trovare la pace. La sua mente è rimescolio di allucinazioni grottesche, un cassetto aperto in cui s’intrecciano i disordini del cuore e le anime degli impavidi che persero la testa sotto il suo “scassatissimo” Regno.
Urla disperate, visi barbarici macchiati dal sangue, fantasmi giacobini e spiritelli repubblicani sembrano uscire dall’oltretomba solo per rendergli amaro il trapasso terreno. Ferdinando combatte contro le immagini, annaspa ordini a destra e a manca, cercando di sotterrare l’ascia dei ricordi, ma egli ormai non ha più nulla di quel monarca forte che tagliava “capuzzelle” in nome d’un capriccio di Stato! E’debole, indifeso, vecchio, e lo scenario ce lo offre così, nel pieno dei suoi 74 anni, circondato dagli spauracchi di Luisa San Felice e dell’ammiraglio Caracciolo venuti apposta dall’aldilà per tirargli i piedi.
Giammai!
Piuttosto che invocare la grazia alle sue vittime, il re preferisce sostituire i ricordi aspri con dei piccoli affreschi di gioventù, quando l’esistenza era serena, priva di ombre rivoltanti.
Ecco dunque i flashback prendere forma attraverso gli occhi del moribondo.
L’atmosfera si divide, staccandosi dal palcoscenico d’origine.
I colori cambiano. Da una tavolozza sfocata ci s’immerge in una cornice di pastelli vividissimi. Si ode il canto dolce delle lavandaie, il frullare armonioso degli usignoli di campagna ed una risata argentina che irrompe da dietro alla telecamera.
Siamo nel 1759.
Quella risata appartiene ad un bambino dal visetto arzillo, dai capelli biondi arruffati e dalle pupille chiare che trasudano d’esuberanza ingegnosa. Ferdinando è un lazzarone conclamato, un mattacchione impenitente, un cerbiatto selvaggio che ride, gioca e parla il napulitano stretto del popolo. Conosce la nobiltà del suo rango eppure la corona non è mai riuscita a frenare il suo spirito scugnizzo. Viene nominato Re di Napoli a soli 8 anni, quando il padre Carlo di Borbone si trasferisce sul trono spagnolo accanto alla fedele consorte, Maria Amalia di Sassonia.
Al fianco del neo eletto troviamo le figure degli uomini che d’ora in poi s’incaricheranno della sua educazione : il ministro Tanucci, il principe di San Severo e l’abate Galiani. In poche parole. un signorotto casto dalla pazienza breve, un mago che si diverte a marmorizzare gatti ed un prete lezioso sempre in vena di bacchettate.
La cerimonia avviene il 6 ottobre.
Le stagioni passano. Ferdinando è diventato un ragazzo. Un lazzarone impenitente che si dedica alle avventure amorose nei boschi, ai trastulli campagnoli, alla pesca ed alla caccia sfrenata.
Non ha un briciolo di disciplina e la pesante eredità ricevuta da Carlo III rappresenta un umile fregio di cui vantarsi all’occorrenza “ Tutto sommato fare o rrè è nu bellu mestiere!”.
Complice della sua natura appassionata è la bella “principessella “ di Medina, una siciliana focosa molto abile nelle arti amatorie. Per averla accanto a sé, Ferdinando spedisce in quattro e quattr’otto il principe marito a Londra.

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Per lei si fa costruire una pagoda da caccia in stile cinese. Un ritiro accogliente, immerso nella natura, dove entrambi gli amanti possono lasciarsi andare ai richiami della carne.
La principessa ha un temperamento singolare: è selvaggia, sfrontata, sanguigna, forte. Una dama bruna che s’intona perfettamente ai ludibri del Re. Ferdinando se ne innamora al tal punto da volerla sposare, ma la diplomazia e la politica del 18°secolo gl’impediscono letteralmente di realizzare il suo desiderio.
Il Regno di Napoli ha bisogno di un’alleanza solida, d’un aggancio fruttuoso che porti l’Europa ad una condizione di pace e stabilità perenni.
Ipso facto. Detto fatto.
La Corona Asburgica attira l’interesse di Carlo III, esattamente come Napoli, perla del mare del Sud, accende le ambizioni di Maria Teresa, Regina d’Austria.
Alla chetichella, si firma l’unione matrimoniale fra il giovane lazzarone e l’arciduchessa Maria Giovanna.
Ferdinando si oppone, strepita, corre su e giù per il palazzo e le campagne, chiede l’intervento di San Gennaro, ma le sue preghiere restano inascoltate. O meglio…arrivano in cielo solo in parte.
Il vaiolo fa la sua terribile apparizione nel castello di Maria Teresa e colpisce a morte la sposa designata. Nulla di grave: la matrona tedesca ha figlie in abbondanza da utilizzare per i suoi scopi politici.
A ricoprire il posto della giovane vittima è Maria Giuseppa, la 5° arciduchessa del regno. La giovincella piange, consumandosi in lacrime per un matrimonio per nulla desiderato. “Non voglio sposare questo nasone….!!!!” dice alla madre porgendole un ritratto di Ferdinando. Maria Teresa lo guarda con distacco, accarezza il volto chiaro della figlia e cerca di rassicurarla dicendole che la felicità d’una sposa è nulla se paragonata ad una conquista politica. “ Principessa non ha volontà! Voi compirete questo sacrifizio per ragioni di alta politica! Dobbiamo togliere Napoli agli spagnoli e piegarla sotto il dominio austriaco. Per fare ciò…tu devi sposare grosso naso. Onora tuo padre e fai felice tua madre”.
La pensa diversamente Ferdinando, il quale da napoletano verace è anche uno scaramantico nato, legato alle tradizioni partenopee. Il semplice pensiero che il vaiolo possa infettare l’intera regione lo terrorizza. A più riprese cerca di convincere Tanucci e compagnia bella a revocare l’accordo : “ Ma vuje fusseve asciuto scemo! E io m’avessa amparentà cu chella famiglia ‘e iettatore?!!!”
I tre ministri ciondolano, facendo spallucce.
Gli ordini del Re Carlo sono ordini.
Le scenate e i capricci servono solo a togliere tempo al tempo.
Il vaiolo dilaga in Austria e si prende anche Maria Giuseppa.
La notizia arriva alle orecchie di Ferdinando che ormai non ha più dubbi: la famiglia asburgica è un famiglia da evitare. Al diavolo le guerre e le alleanza!
Meglio salvare la pelle che cedere al ricatto della politica!

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Dalla Spagna, Carlo III continua le sue manovre e decide di portare a termine il sodalizio nonostante i segnali di sventura pervenuti alla sua corte.
Maria Teresa, implacabile, addita Maria Carolina come futura Regina di Napoli.
La giovane principessa dai ricciolo d’oro, convinta che sia Ferdinando a portare iella, recalcitra, urla in lingua italiana il suo rifiuto, e prega la clemenza materna.
Peccato che il destino cammini con le proprie gambe e che non faccia mai caso alle penitenze dei mortali!
I Flashback si rincorrono, dandoci ora un Re borbone anziano e morente, ora un lazzarone nel pieno fiore degli anni.
Maria Carolina e Ferdinando s’incontrano dopo un lungo tram tram di episodi negativi.
Convolano a nozze.
Sulla scalinata i due si squadrano.
Lui guarda con sospetto l’algida bellezza di lei e lei studia con altrettanto sospetto la poca avvenenza di lui.
Arriva la notte di nozze.
C’è una lunga tavolata nella stanza, imbandita con tutti i fasti e le prelibatezze dell’epoca. Carolina ha i capelli sciolti sulle spalle ed una vestaglia preziosa che ne avvolge il corpo. Ferdinando si attarda con gli occhi monelli su di lei e cerca d’instaurare un dialogo che porti entrambi ad una pacifica convivenza. Il vocabolario poco galante del Re si scontra però con l’italiano perfetto della giovane principessa. I due sono agli antipodi, non hanno nulla in comune a parte lo spauracchio della iella. Calci, ceffoni e risate fanno da cornice a questa sequenza memorabile.
Dopo aver lottato, urlato e graffiato re e regina si abbandonano alla morbidezza dei corpi e fra le lenzuola dell’alcova trovano il loro punto d’intesa.

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Il matrimonio, partito in sordina, si rivela fruttuoso nell’ambito dell’amore.
Passano gli anni e lo scenario politico cambia.
La corte borbonica ha bisogno d’un erede maschio e Carolina ha partorito solo bimbe rosee. Ferdinando continua a gongolare fra la le lenzuola della moglie ridendo dei pettegolezzi di corte quando invece avrebbe dovuto preoccuparsene.
Ma l’algida sposa non è la bionda principessa delle favole.
Testarda ed ambiziosa come la madre, cerca in tutti i modi d’incrementare la nascita delle logge massoniche in Italia. Vedendosi braccata dall’opposizione di Carlo III, sfoga la sua rabbia contro il povero Ferdinando, stanco di doversi sorbire le continue scenate a causa della politica.
A Napoli, intanto, arrivano i fratelli Goudar, proprietari di una grande casa da gioco. Il Re conosce la bella Sara, una cameriera francese travestita da gentildonna, che lo seduce con i suoi occhini, le sue nudità prorompenti ed il suo viso da Madame Pompadour.
Carolina, venuta a conoscenza della tresca, decide di vendicarsi cedendo alle avances di un principe di Corte.
La rottura tra Re e Regina sembra essere inevitabile.
Ferdinando riceve notizia del tradimento della sposa e si precipita a cavallo nella residenza vicino al mare. Ha l'umore nero, scaccia il domestico che è di guardia alla stanza reale ed entra nell'alcova, pronto a lavare l'onta.
Celata graziosamente dai tendaggi del baldacchino, Carolina dorme con un sorriso sulle labbra ed un libro aperto sul grembo. Il Re si avvicina, la contempla, si straccia la camicia per rabbia ed afferra la ragazza per la gola. La sua morsa, però, non è quella di un assassino e Carolina continua a dormire, sottomettendolo con la sua eterea bellezza. La camicia da notte è scivolata da una spalla, un piccolo seno fiorisce dalla scollatura e Ferdinando si sente offuscato dalla gelosia. Stringe la mano contro la gola pulsante di lei e Carolina, con un gemito di piacere, sussurra in tedesco :"Mein liebe...Ferdinando..."
Ferdinando, amore mio.
Il Re, capitola.
Bruciato dal candore della dichiarazione, approfitta del sonno della sposa per spogliarla e farla sua.
Carolina si muove sotto il suo corpo, esaltando con l'espressione del viso l'estasi dell'amore. Quella notte, sotto un cielo foriero di tempesta, i due coniugi concepiscono l'erede maschio.
Amore, corna e politica.
Fu così che il Re Lazzarone cadde nella trappola della saccente figlia di Maria Teresa d'Austria, la stessa bambolina di porcellana, graziosa e ribelle, che dopo anni di guerra e di sangue, l'avrebbe portato con se nella tomba.

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Ferdinando I Borbone .... Sergio Assisi
Maria Carolina d’Asburgo.... Gabriella Pession
Principessa di Medina .... Nicole Grimaudo
Imperatrice Maria Teresa .... Silvana De Santis
Ferdinando bambino .... Ariano Pantaleo
Ferdinando anziano .... Mario Scaccia
Maria Carolina bambina .... Maria Zulima Job
Abate Galiani .... Elio Pandolfi
Tanucci .... Leo Benvenuti
Sara Goudar .... Lola Pagnani
Giacomo Goudar ( Casanova).... Giuseppe Bottiglieri
Angelo Goudar .... Matt Patresi
Imperatore Giuseppe .... Carlo Caprioli
Contessa di San Marco .... Moira Grassi
Maria Giuseppa .... Vanessa Sabet
Gennarino Rivelli ....Yari Gugliucci
Lady Stratfordshire .... Lucilla Vacondio
Principessa di Floridia .... Elena Presti
Principe di Caramanico .... Paolo Di Giorgio
Fedele .... Giuliano Amatucci
Maria Amalia .... Lea Gramsdorff
Governante Fravulella ....Isa Danieli
Principe di San Severo ....Armando Pugliese
Ambasciatore d’ Austria .... Gianni Bonagura
Suor Maria Crocifssa .... Giuliana Gargiulo
Don Raffaele .... Pelos La Capria
Re Carlo .... Gerardo Gargiulo

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Regia .... Lina Wertmuller
Sceneggiatura.... Lina Wertmuller e Raffaele La Capria
Scenografia.... Enrico Job
Arredamento.... Virginia Vianello
Costumi....Gino Persico
Fotografia.... Blasco Giurato
Musica ....Italo Greco, Paolo Raffone, Marcello Vitale
Montaggio.... Pier Luigi Leornardo
Effetti....Franco Galiano , Stefano Trivelli
Aiuto regia.... Maria Pia Rocco
Prodotto da.... Edwige e Edwin Fenech
Genere.... Commedia storica
Produzione....Immagine e Cinema (Italia), Le Studio Canal Puls (Francia)
Distribuzione....MEDUSA
Origine....Italia, 1998
Durata ....102 minuti

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Edited by LadyAlexandra - 22/3/2008, 16:25
 
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view post Posted on 26/1/2008, 16:26
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L'ULTIMA SCENA D'AMORE VISTA DA... ME
di Lady Alexandra

Eravamo ancora nella Community di Elisa di Rivombrosa 2 quando ebbi la fortuna di trovare il dvd di questo film. Una delle scene che m'imbarazzò maggiormente fu quella relativa alla notte d'amore che Ferdinando e Carolina consumano prima dell'endig. Accolsi l'invito di Geric e la trasposi nel forum. In realtà, due anni fa, iniziai a raccontarla per gioco...
Non immaginavo che quel dvd sarebbe diventato il mio anti-depressivo...
Ringrazio la Baronessa Napulitana e Gelsomina per avermi aiutata con le frasi in lingua partenopea.

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Ferdinando entra nella stanza dopo aver liquidato con un'occhiata assassina il servetto di turno. Le sue labbra appaiono contratte e la mascella rigida contiene a stento le pulsazioni del sangue.
Le mura sono immerse nel buio, quasi ovattate nell'oscurità scenica. Al centro della stanza, c'è un letto grande a baldacchino e sul letto la dolce principessina dai riccioli d'oro...l'austriaca che al nostro Re Nasone ha tolto il sonno.
La telecamera si avvicina alla figura dormiente e sembra guidare lo spettatore attraverso gli occhi di Sergio Assisi.
Nessun rumore disturba la quiete di quella penombra...solo il respiro del Re geloso.
Un respiro cupo, profondo...che sembra farci sentire la palpabilità del suo tumulto interiore.
La regia si sofferma sul letto...avanza fra le lenzuola scomposte.
Carolina è distesa fra quei drappi preziosi, soffice come una nuvola di seta con i capelli sparsi sul cuscino.Ha le labbra turgide, rivolte alla luce della luna, l'incarnato che splende come una perla sotto l'occhio indiscreto della telecamera. Le sue gambe sono scoperte e un seno che sboccia come un fiore dalla camicia da notte.
Con uno strattone violento Ferdinando si apre in due la camicia bianca e si avvicina al capezzale della dolce principessa.
Il respiro è piucchèmai disordinato, rotto forse dalla visione leggiadra che i suoi occhi hanno davanti. Carolina dorme serena con un bel sorriso innamorato dipinto sulle labbra carnose.
Lui le infila una mano sotto la nuca, le solleva la testa e stringe le dita attorno al bel collo bianco...ma la sua stretta non è poderosa e sembra quasi accarezzare la pelle morbida di lei.
Il sorriso di Carolina permane come un tatuaggio e le labbra si schiudono lentamente: "Mein liebe...Fer...di..nan...do!"-dice la voce assonnata della principessa. La lingua è quella austriaca, propria del suo paese, ma all'orecchio del Re suona come puro italiano.
"Che hai detto...? Che hai detto?" sussurra lui, con la rabbia che cala vertiginosamente e con l'emozione che sale anltrettanto intensamente dentro le sue vene. Anche il respiro si ammorbidisce, attutito dalla sorpresa di quella rivelazione.
Piano piano le dita di Ferdinando si allentano e la testa di carolina torna ad occupare il suo posto fra i cuscini.
Lui si allunga sul suo fianco e sospirandole in un orecchio ripete la domanda.
Lei si agita sofficemente sotto il peso dello sposo e riformula estasiata la formula magica :"mein liebe....Ferdinando...!" Le parole sono scandite e risuonano nella stanza buia come uno schiaffo d'amore.
Ferdinando si solleva, la guarda e mormora in napoletano "Ferdinando...eh?Allora song' je l'ammore tuoje...? Me che stai sognando allora...song'je...song'je! "
E mentre la telecamera si sofferma sul volto estasiato della regina , le mani di Ferdinando scivolano dal viso della fanciulla verso il basso, aprono per intero la camicia da notte e denudano i bei seni.
Carolina sospira, deliziata.
Il respiro di lui sembra scottare sulla pelle nuda. Le mani, carezzevoli come un volo di colomba, scendono sulle punte rigogliose e saggiano con cura la bella carne morbida.
Poi, travolto dalla passione, il Re si slaccia la cintura e si riadagia sopra le membra cedevoli della regina. Lei, avvinta da ciò che crede essere un bel sogno, si offre allo spasimo d'amore, lasciandosi possedere dall'uomo.
Ferdinando si muove dentro di lei con lentezza, dando piacere e provando a sua volta piacere.
E'finito il tempo dei giochi...inizia il tempo dell'amore.
Il film dovrebbe finire così, con l'inquadratura dei due corpi allacciati...ma ad un certo punto, durante il tenero amplesso, si sente la voce di Sergio Assisi che in napoletano verace esclama:" Mein liebe ...Ferdinando....!...No pecchè se avesse detto il nome dell'amante...mi dovete credere...je l'avesse accisa! Quanto è vero Iddio!"

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Inconfondibile nello stile, nel tocco acerbo e dolce-amaro riconducibile ad ogni sua opera. La regista, la signora dietro la macchina da presa, audace e irriverente già dai titoli, spesso lunghissimi, ha oltrepassato il confine, entrando di merito nel circuito, pressoché deputato agli uomini di autrice, sceneggiatrice e regista di fama internazionale. Occhiali bianchi, minuta eppure energica, Lina Wertumuller non si è mai fatta scappare un'occasione: quando il teatro, il cinema, la televisione oppure la direzione del Centro Sperimentale di Cinematografia chiamano lei puntuale arriva e dirige nel modo che meglio sa fare: con arguzia, capacità e una estrema fermezza.
Ecco qui tre locandine del film "Ferdinando e Carolina":Italia, America, Spagna e Cina.

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Il Film è stato girato fra Napoli, Caserta e il Piemonte.
Le riprese sono iniziate il 24 Agosto del 1998 e sono durate ben 10 settimane.
E’uscito nelle sale cinematografiche il 2 Aprile 1999, ma è stato presentato in anteprima Nazionale a Roma il 25 Marzo presso il Cinema Fiamma, con a seguito una conferenza stampa.
Presenti la regista Lina Wertmuller e l’intero Cast.
Da ricordare che la pellicola è stata realizzata con il contributo della presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento dello Spettcolo.

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Altra curiosità: il film, ambientato nella Reggia di Caserta, e in alcune location che rimandano ai fasti delle corti borboniche del Settecento, è un affresco di un’epoca che stava sì per tramontare, ma che si rifiutava di vederlo. E nella sua cecità ostinata, continuava a bearsi dei capolavori creati per loro. La gioia di vivere di Ferdinando, interpretato da Sergio Assisi, è contagiosa, esplosiva e incontenibile.

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Quel che maggiormente conta è l'atmosfera vitale che vi si respira, le ambientazioni fastuose, supportate da una colonna sonora che ruota sulla «Tarantella del Gargano».
Un panegirico fantasioso e raffinato, in cui volontariamente si obliano le scelleratezze di quella persona, e che – tuttavia – trasuda morte e decomposizione dietro le leggiadre tende, i preziosi broccati, gli stucchi dorati, nel pensier costante di un’epoca che, come la giovinezza, una volta passata, scompare per sempre, e ne resta solo il ricordo, idealizzato e puro.

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Ricordo che tutto il materiale presente in queste pagine è messo a disposizione degli utenti in quanto foto, recensioni e curiosità sono reperibili liberamente nel circuito web. Per quanto concerne i miei lavori e l'impostazione grafica, siete pregati gentilmente di chiedere permesso alla sottoscritta prima di pubblicare in altri forum i testi e di citare la fonte. Grazie.

Edited by LadyAlexandra - 29/2/2008, 14:08
 
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