| Sono ormai due anni che pubblico su Scrivi.com...e stamattina ho trovato questa lettera. Leggetela, vi prego...perchè è di una ragazza che sta per affrontare una delle sue prove più difficili...
La prima volta che mi sono sottoposta a un intervento chirurgico che mi permettesse di combattere e sconfiggere l’obesitá lo feci con tanta speranza nel cuore, speranza di potermi svegliare dall’incubo in cui stavo vivendo perché vivere prigionieri di un corpo è terrificante. Ma ho continuato a vivere in quell’incubo per molti anni ancora con la triste e sconsolata convinzione che non mi sarei mai svegliata e che quell’incubo piano piano avrebbe consumato il mio povero corpo fino a quando il nulla avrebbe finalmente sconfitto l’incubo. Perché quando la prigione è il tuo corpo … non ci sono cancelli che si possono aprire e farti uscire. Penso che questo sia il motivo fondamentale per cui io non ho assolutamente paura della morte, forse perché spesso ho pensato che l’unica cosa in grado di sconfiggere l’incubo sia proprio la morte e cosi ho imparato a considerare il lato positivo di essa. Ma spesso non significa sempre e il fatto di non aver paura della morte non mi ha comunque mai levato la voglia di vivere, lo so sembra un controsenso, una paranoia, un casino … ma io sono fatta così vivo di controsensi, di paranoie, di casini … non ho paura della morte ma sono attaccata alla vita. A volte mi guardo intorno, vedo cose belle, che mi emozionano, e mi rendo conto di come il mondo mi piaccia e di come la vita mi piaccia e così mi viene dentro la voglia incontrollabile di poter vivere serenamente e armoniosamente con tutto quello che tanto mi piace. Non so cosa penserò e proverò questa volta, quando ti trovi fuori dalla sala operatoria da sola ad aspettare di entrare, sono minuti che non passano più e ci sono momenti in cui hai così tanta paura che non vorresti passassero più, almeno per i primi 3 interventi che ho subito ricordo solo che avevo tanta paura e che in quegli attimi mi chiedevo chi me lo aveva fatto fare perché la paura superava di gran lunga la convinzione di volermi curare. Gli ultimi quattro invece, non vedevo l’ora di entrare in quella sala perché avevo dei seri problemi di salute e dei dolori fisici talmente forti da non desiderare altro che farmi addormentare dall’anestesia per non sentire più male e risvegliarmi magari guarita … ma i miei risvegli non erano per nulla belli perché mi ritrovavo catapultata di nuovo nei miei forti dolori con l’aggiunta del dolore dell’intervento appena subito. Solo al quarto, il risveglio e stato pieno di dolori, ma con la consapevolezza che piano piano sarebbe passato perché quello che creava dolore era stato finalmente tolto …. Anche se dire finalmente non è la parola giusta visto che ho resistito per quasi 4 mesi a questi dolori proprio perché non volevo che il mezzo che usavo per uscire dal mio incubo mi fosse tolto… Di quel periodo ricordo la debolezza fisica, il digiuno per quasi 4 mesi., i visi preoccupati dei medici, le volte in cui mi dicevano di cercare di mangiare e io che dicevo il cibo? Ma a me il cibo non serve io non so più cosa sia la fame, i visi dei miei famigliari, le notte insonni, la paura di non rivedere più i miei amici, la paura di smettere di vivere. Sono uscita dall’ospedale quando oramai era arrivato il Natale, il freddo … e vi ero entrata quando ancora c’era il caldo afoso dell’estate. Quel Natale e quel fine anno l’ho passato a letto, la ferita non era ancora rimarginata, ero debole, in quel letto ho passato un Natale curando piano piano le ferite del mio corpo e della mia anima e giurando a me stessa che non mi sarei mai più sottoposta a tanto dolore perché a volte si fa fatica a trovare un senso a tanto dolore. Ma non ho mantenuto quel giuramento, perché il ritrovarsi prigioniera del mio incubo ha creato un dolore ancora più grande del dolore fisico, un dolore senza senso, perché quando hai voglia di vivere, ma non riesci a prenderti cura di te stessa, il dolore diventa davvero … senza senso. Io non ho paura di morire, ma per il mio ottavo intervento … vorrei svegliarmi dall’anestesia, magari sentire anche male per la ferita, guardarmi intorno, vedere volti conosciuti, magari delle poche persone che mi vogliono davvero bene e rendermi conto … di essermi svegliata e di aver sconfitto il mio incubo … voglio che la mia vita sia un sogno .. un sogno pieno di emozioni e voglio vivere questo sogno con intensitá, passione, dolcezza, con la consapevolezza di potercela fare. Ho provato di tutto per curare la mia malattia, ho conosciuto il dolore dell’anima, del cuore, del corpo e sono sopravissuta… sono sopravissuta a tutto questo, sono decisamente diventata più stronza perché spesso la mia malattia non è stata rispettata ed è stata utilizzata da persone si definivano mie amiche per ferirmi … ma ferire una persona usando una malattia o un handicap credo che sia spregevole… e da vigliacchi … Perché queste parole, questi sentimenti così tanto personali condivisi con il mondo … perché vorrei che almeno per un attimo le persone che hanno la fortuna di non conoscere questa malattia si fermassero almeno per pochi secondi a cercare di capire il grande dolore che c’è dietro a questa malattia, è un dolore che spesso non si percepisce ma esiste, ti condiziona la vita, e spesso te la rovina per sempre …dicono che siamo persone simpatiche ma incoscienti perché non abbiamo cura di noi stessi, dicono che siamo persone senza volontá perché apparentemente non siamo capaci di seguire una dieta, dicono che siamo ammalati perché non vogliamo curarci , di noi dicono tante cose e quando le sento dire io oramai sorrido, perché sono sfacciata e so sorridere dell’ignoranza di chi ha la fortuna di non conoscere questa malattia ma ha la sfortuna di non riuscire a rispettare qualcosa che loro non riescono a capire. Perché queste parole, questi sentimenti così tanto personali condivisi con il mondo … perché ci sono tante persone che percorrono la strada che sto percorrendo io, che convivono ogni giorno con questa malattia, che sono prigionieri del loro corpo, prigionieri delle loro lacrime, del loro dolore, che vivono male, bhè io mi curo dall’etá di 9 anni, sono arrivata a 32 anni e mi sto curando ancora, cerco di farlo con forza, dignitá, con perseveranza, lo continuo a fare anche se questo ha causato tanto dolore a cui non ho mai saputo dare un senso, lo continuerò a fare per sempre perché io non mi so arrendere, io non sono capace di arrendermi, non sono capace di non sperare, non sono capace di essere passiva e vivere una vita che non mi piace. Se questo fosse un addio al mondo … direi… non ho rimpianti … anzi no solo uno … se potessi rinascere, in questa nuova vita dammi piu’ forza, dammi più fortuna, dammi l’opportunitá di avere tutto quello che non ho avuto in questa vita, dammi l’opportunitá di riuscire a curarmi e di vivere serenamente la vita di ogni giorno. Se questo fosse un arrivederci al mondo… direi … bhè aspettami sto tornando forte, serena e felice per vivere in armonia con te. Non smettere mai di curarti …perché è il bello della vita che te lo impone…
Luceblu
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