INTERVISTA A GIORGIO AMATO, REGISTA DEL CORTOMETRAGGIO "LO SPECIALISTA"18/03/2008
18 Mar. - di Giovanni Zambito.
Ieri sera nello Spazio Novecento di Roma è stato presentato il cortometraggio horror (durata: 10 minuti) “Lo specialista” , candidato nella relativa sezione al Premio David di Donatello, interpretato da David Halevim e Francesca Ceci, con la partecipazione straordinaria di Sergio Assisi. È stato scritto e diretto da Giorgio Amato: “Me lo sono autoprodotto - ci dice - insieme a una produzione (Mithril Production, ndr) con la quale collaboro da un po’: un piccolo investimento”.
Qual è l’argomento del cortometraggio? “Il tema riguarda l’incomunicabilità fra uomini e donne, e come un uomo possa fare a pezzi una donna soltanto perchè non la capisce. Dalla metafora è diventato proprio letterario il farla a pezzi”
Non è lontano dalla realtà, visto i fatti che la cronaca riporta ogni giorno… “Infatti: sullo sfondo rimangono i fatti di cronaca che purtroppo ci rimandano sulla violenza che le donne subiscono quotidianamente da parte degli uomini. Inizialmente era un discorso a favore delle donne ma chi vede il cortometraggio pensa “Ma che ti hanno fatto di male?” notando come viene ridotta la protagonista e può disorientare. Alla fine verrà spiegato tutto l’arcano e il motivo dell’incomunicabilità”
Dov’è stato girato?“È stato girato a Roma, in alta definizione, in un garage che è stato adibito a sala delle torture: il cortometraggio racconta la storia di questo torturatore che viene incaricato di estorcere un codice a una ragazza; lui è un superprofessionista e non ha mai fallito un incarico pensando di andar a fare una passeggiata ma si troverà di fronte questa donna, un vero osso duro”
Hai presieduto anche alla scelta degli attori?“Sì e per la scelta mi sono regolato sui provini che ho fatto, sulla bravura che mi hanno dimostrato”
Quali sono i tuoi riferimenti del genere horror? “Quando ho fatto leggere la sceneggiatura molti lo hanno paragonato a “Hostel”: io non l’avevo ancora visto e sono andato a vederlo per capire che cosa stavo realizzando, se rischiavo una scopiazzatura. Sì, ci sono alcune cose ma i miei riferimenti sono più letterari, presi dalle mie letture da ragazzo di Stephen King: sono cresciuto nella fase adolescenziale con tutti racconti horror”
In che cosa si differenzia dai tuoi primi cortometraggi? “È il terzo cortometraggio dopo “Gli struzzi” e “Il gioco dell’iguana”. Il primo era una metafora su come le persone spesso infilino la testa sottoterra e non guardino la realtà circostante. Il secondo era pure horror. “Lo specialista” ha dietro una macchina organizzativa più complessa”
Per te che cos’è la paura? “La paura è qualcosa fa riferimento all’infanzia, alle cose che ci appartenevano come il magico che c’era dentro le fiabe. Ognuno di noi in fondo prova una certa attrazione verso i racconti di paura e horror: fa parte di una crescita per cui la paura è affrontare quelle cose che veramente ci spaventano in maniera più concreta”.
Giovanni Zambito
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