"Quando l'amore non basta", romanzo

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Geric
view post Posted on 11/6/2014, 18:45 by: Geric




la Repubblica, ed. Napoli, del 10/10/2013
Ecco il romanzo di Sergio Assisi ''Non smettete di credere ai sogni'
11 ottobre 2013 alle ore 20.24
Gli esami li ha spesso vinti per spavalderia. «Quisquilie», dice imitando Totò nel luminoso living, a Prati, Roma. Per arrivare qui, salì senza biglietto né soldi sul treno più importante della sua vita. E un altro treno apre il primo romanzo di Sergio Assisi, che debutta oggi a Napoli. Il viaggio «più importante» è quello che da piazza Garibaldi lo avrebbe condotto, ventenne, ad un provino svolto sulla veranda della casa romana di Lina Wertmuller, e quindi direttamente al primo grande ruolo, quello del film Ferdinando e Carolina.
«Mi pento d' aver sfidato la sorte: ero senza ticket e con poche lire dell' epoca, se solo mi avesse bloccato un controllore, magari cambiava la giornata e tutto il resto».
Sergio Assisi sgrana gli occhi pensando alle sue sliding doors, scugnizzo perbene cresciuto a principe de Curtis e Troisi, fino all' Accademia del Bellini frequentata con i compagni di viaggio Peppe Miale e Massimo De Matteo. Oggi è amante delle commedie francesi e del più ardito Paolo Sorrentino. Ride con quello sguardo azzurro rimasto "smargiasso", che all' epoca impressionò la severa Wertmuller («Ehi, ma sembri il figlio di Giancarlo Giannini!»), e che ha inciso la galleria dei suoi personaggi: dal Masaniello di Amore e libertà per il cinema, ai più popolari ruoli tv, il partigiano Fabio di Graffio di Tigre, il seduttore Umberto della fiction Capri, fino al più maturo Commissario Nardone, promosso anche dalla critica.
«Chi si aspettava, nel ' 96, che una grande regista scegliesse come protagonista del Re Nasone, tra 3mila ragazzi, proprio me: un irrequieto del Borgo Sant' Antonio Abate? Uno che stava in strada a giocare a pallone, cercare ragazze da corteggiare, fare il buffone per gli amici».
Figlio di un rilegatore di libri, allenato da papà Roberto a caricare la Fiat "126" di quintali di vecchi testi dal cortile della Biblioteca nazionale fino a bottega, fu divertente tornare proprio lì a girare con un cast notevole. I dipendenti lo indicavano: «Ma non è il figlio del rilegatore?». Invece a Palazzo Reale entrava con i costumi del primogenito di Carlo di Borbone. Quasi vent' anni dopo,è proprio il rocambolesco balzo su un treno in partenza ad aprire il suo primo romanzo "Quando l' amore non basta" (Cairo editore), che Assisi presenta oggi a Napoli, con lo scrittore Maurizio De Giovanni: alle 18, libreria Feltrinelli di piazza dei Martiri. Un connubio non casuale.
«De Giovanni mi confessò che mentre scriveva il suo commissario Ricciardi - racconta Assisi - aveva in mente qualcuno con la mia fisicità. Rivelazione che mi ha folgorato, anche se io mi ero già innamorato dei racconti di Maurizio. Mi auguro solo che chi acquista i suoi diritti ne tenga conto», avverte sornione.
In "Quando l' amore non basta", invece - romanzo dinamico, pensato come sceneggiatura, venato d' autoironia - non c' è un commissario, ma Aldo, ex calciatore, che in età matura salta su un Frecciarossa lanciato tra Torino e Milano, addosso una camicia insanguinata e l' ombra di un amore devastante. È in fuga, guarda caso, «senza biglietto, senza portafoglio e senza cellulare».
Ammette Assisi: «Mi sono accorto a viaggio iniziato che stavo riversando nel personaggio di Aldo anche le sensazioni vissute da quindicenne, tra gli Allievi del Napoli. Ho avuto la fortuna di stare in campo, da adolescente, con il futuro campione del mondo Fabio Cannavaro. Anche se, quando ho rivisto il nostro grande "capitano" abbiamo riso del fatto che ricordava poco, e della mia delusione. Però sono stati tosti i nostri anni Ottanta. Cupi, ma pieni di grinta».
Una resistenza che oggi vieta a Sergio di fermarsi.
«La crisi sta falcidiando il nostro settore. Ma la vera caduta sta nella selezione: è la vecchia storia, quando porti curriculum con le fiction, al cinema storcono il naso. Al contrario, quando a Roma cercavo un agente e citavo il teatro che avevo fatto, con Livio Galassi, Santella e Tato Russo, mi son sentito chiedere: "Mmh... Ma qualche spot nun l' hai fatto, ché la gente te ricorda?". Risultato: pur considerandomi un attore fortunato, da tre anni mi dedico anche ad altro».
Dietro la solarità spavalda, inaspettata spunta la rabbia.
«La scusa che il pubblico vuole prodotti facili non regge più: è dimostrato che quando si fanno fiction con attori-attori e il cinema popolare cerca di andare oltre la parolaccia, il riscontro non manca, il pubblico sa apprezzare la qualità».
Perciò Assisi si è costruito più strade. Ha fondato la casa di produzione "Q Production»
, con suo fratello ha dato alle stampe ironiche raccolte di foto su Napoli, poi è arrivato il romanzo.
«Mai smesso di scrivere, e neanche di credere ai sogni».
Tra poco anche la sceneggiatura che aveva nel cassetto da anni, "A Napoli non piove mai", diventerà un film.
«Sarà la mia prima regia, l' emozione è tanta. Dovremmo cominciare in estate. Il Ministero mi concede il contributo e sono riuscito a strappare ventimila euro alle Produzioni dal basso».
Il microfilm che ha lanciato sul web in effetti attrae (www.produzionidalbasso.com/pdb-2077.html). Il figlio del rilegatore non ha mai smesso di cucire il suo futuro.
«So già chi sarà il mio co-protagonista, il bravissimo Giovanni Esposito. E, a parte l' attrice dall' accento nordico, saranno tutti napoletani nel cast. Sì: provincialismo. Basta con la denigrazione: mi hanno stufato certi razzismi che si potrebbero capovolgere in un attimo».Oddio, precisa: «Se solo lo volessimo».
Arrabbiato sì, ma con ironia. Sul suo citofono, al posto del nome, solo un rimando: «Quisquilie».

la Repubblica, ed. Napoli del 10/10/2013
Conchita Sannino

Edited by Geric - 14/6/2014, 19:13
 
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